sabato 13 ottobre 2007

Recensioni: "Pagano" di Gianfranco Franchi (di Fabio Orrico)

Io non conosco Gianfranco Franchi. Almeno, non lo conosco di persona. Con lui ho avuto solo qualche scambio di mail, non so che faccia né che voce abbia. Penso di poter dire che tra noi c’è una stima reciproca cresciuta all’ombra delle cose che abbiamo scritto. Per quanto mi riguarda, dopo la lettura del suo primo romanzo “Pagano” questa stima è, se possibile, aumentata. Un paio d’anni fa c’era già stato il bellissimo “Disorder”, raccolta di racconti rivoluzionaria per stile e struttura, un libro che attraversava piani e campi diversi, con assoluta disinvoltura. Dopo quella sorta di decamerone postmoderno, adesso Franchi ci propone un romanzo che è anche tante altre cose: saggio, pagina di diario, pamphlet, autobiografia (non) autorizzata, sfogo e invettiva. Non è di quei libri che si possono riassumere “Pagano” semplicemente perché non racconta niente. E (quindi) racconta tutto. Gianfranco Franchi mette in scena sé stesso (cosa che in letteratura accade sempre più spesso ultimamente. Un titolo su tutti: lo straordinario“Troppi paradisi” di Walter Siti, ma il personaggio Franchi è infinitamente meno romanzesco del personaggio Siti) e ci racconta la sua vita, il suo spaesamento, la sua rabbia, la sua fragilità. Si parla di precariato, in questo libro, si parla di cose tremendamente concrete come la fatica di arrivare alla fine del mese, la difficoltà immensa di prendere in mano e condurre la propria vita, si parla, insomma, di ciò che oggi è importante. Di ciò che ci riguarda tutti, anche se è veramente duro da ammettere e riconoscere.
“Io non ho storie da raccontare” dice Franchi nel suo libro. Sbagliando. Perché in realtà si è preso l’ingrato incarico di raccontare la storia più scomoda, quella di un popolo e di un paese messo di fronte alla propria regressione. Nella letteratura del precariato di oggi, tra i Desiati e i Bajani, Franchi ha un posto non secondario e sicuramente si colloca su posizioni più estreme, scontrose, ustorie.

“Pagano”, edizioni il Foglio, Piombino 2007

domenica 7 ottobre 2007

La punta della lingua (di Fabio Orrico)

Di seguito programma del festival di poesia "La punta della lingua" organizzato in quel di Ancona dall'associazione culturale Nie Wiem con la direzione artistica dell'amatissimo (da noi della redazione e non solo) poeta marchigiano Luigi Socci. Ci sono anche due parole di presentazione dello stesso Luigi che, oltre a scrivere poesie bellissime, è anche un uomo assai simpatico (e che lavora troppo). Riassumendo: da giovedì 11 ad Ancona. Chi non ci va è pazzo.

Rieccoci a parlare di poesia con questa seconda edizione del nostro
festival. Ancora una volta cerchiamo di farlo senza cadere in sterili
accademismi, evitando la trappola dell’autoreferenzialità e
dell’orgoglio isolazionistico, con un approccio il più possibile
laico.
Certo, nell’epoca dell’utilitarismo a tutti i costi la poesia sembra
essere finita irreversibilmente fuori dai giochi. Comprensibili
dunque le tentazioni di rivendicarne la supremazia, la diversità e
l’irriducibilità alle logiche correnti, sottraendola al confronto,
alla discussione e, in definitiva, alla critica.
E se, molto novecentescamente, tutto questo rappresenta “ciò che non
siamo e ciò che non vogliamo”, quale sia la pars construens è presto
detto: basta una sbirciatina al programma di questa nostra tre giorni
per rendersene conto.
Siamo per una poesia che non guardi al mondo dall’alto della propria
splendida torre d’avorio ma che sia disposta a scendere a patti con
la realtà e a dialogare, a contaminarsi e intrattenere commerci con
le altre arti, discipline, modalità espressive.
Si spiega così, allora, la presenza di una sezione dedicata ad
un’arte completamente nuova come quella della video-poesia, i cui
precedenti (poesia visiva, video-arte e net-art) non hanno esaurito
le infinite potenzialità offerte dall’abbinamento di immagini e
parola scritta o detta.
Continuiamo inoltre a guardare alle esperienze più significative
della poesia italiana contemporanea, con l’illustre presenza di
Vivian Lamarque (campione di qualità e di vendite), Aldo Nove,
Giovanna Marmo e lo sguardo alle più recenti tendenze e generazioni
poetiche, con la presentazione del nuovo Quaderno di Marcos y Marcos.
E se anche abbiamo voluto lasciare fuori, per una volta, la gara di
poesia ad alta voce del poetry slam, questo appuntamento rientrerà
dalla finestra di Palazzo Camerata, dove verrà presentata
un’antologia con i migliori specialisti europei di questa disciplina,
durante il convegno sulla presenza della poesia nei nuovi media.
Ultima non ultima, segnaliamo la presenza del talentuoso musicista
Egle Sommacal, chitarrista che ha militato nella cult band dei
Massimo Volume, più di ogni altra disponibile ad ibridare testi di
alto valore letterario e rock di ricerca.
Nella consapevolezza che la poesia non cambierà il mondo, ci
auguriamo che possa almeno rappresentare un’occasione di ascolto,
dialogo, riflessione e, perché no, di divertimento.



Direzione artistica:
Luigi Socci
Coordinamento e comunicazione:
Valerio Cuccaroni
Organizzazione:
Ass. Cult. NIE WIEM onlus

In collaborazione con:

Regione Marche
Provincia di Ancona
Comune di Ancona
info
www.niewiem.org
info@niewiem.org
339.6185682

Grazie a: Hangar Cult Lab
Progetto grafico: Enzo Ferrara





Giovedì
11. La poesia che si vede
HANGAR CULT LAB H 21:30
Andrea Cortellessa
presenta una concentrata selezione del materiale in gara al concorso internazionale di video-poesia “Doctor Clip” (2005 e 2006) . In collaborazione con “Roma Poesia”.

Sabato
13. Cambiare canale?
“La poesia dentro e fuori dai libri nell’epoca dei nuovi media”
PALAZZO CAMERATA H 17:00
Andrea Cortellessa presenta la collana di poesia “Fuori Formato” da lui curata per Le Lettere di Firenze.
Laura Pugno, legge alcuni testi dal volume Il colore oro. Proiezione foto di Elio Mazzacane.
Sparajurij Lab presenta l’Antologia europea del poetry slam (ed. No Reply).
Letture di Luigi Socci.
Andrea Inglese parla delle opportunità e dei limiti della poesia in Internet.
Introduce e modera Valerio Cuccaroni.

Poeti da antologia
MERCATO DELLE ERBE H 21.30
L etture di Vivian Lamarque, Aldo Nove e Giovanna Marmo.
Interventi musicali di Egle Sommacal.

Domenica
14. In Libreria
LIBRERIA FELTRINELLI H 11.00
Franco Buffoni presenta Più luce, padre. “Dialogo su Dio, la guerra e l’omosessualià” (Luca Sossella ed.).

La nuova poesia
MERCATO DELLE ERBE H 21.30
Presentazione del Nono quaderno italiano di poesia contemporanea (ed.
Marcos y Marcos, 2007)
Introduce il curatore Franco Buffoni.
Intervengono Francesco Scarabicchi e Renata Morresi.
Letture di Alessandro Broggi, Maria Grazia Calandrone,
Massimo Gezzi, Marco Giovenale, Luciano Neri e Giovanni Turra.
Chitarra solista: Egle Sommacal

sabato 6 ottobre 2007

Il nome giusto

Eccolo la il reggicalze… ora la mise era perfetta. Si guardava allo specchio mentre pettinava i lunghi capelli rossi con la calma languida di quando si gode il gesto. Le piaceva il riflesso lucido dei capelli che si imprigionava e liberava continuamente nello specchio. Le rughe c’erano, inutile negarle, coprirle, appianare la faccia con l’asfalto morbido dei trucchi. Del resto le donavano un po’ i segni sul viso, le occhiaie erano ancora ad un livello di ampia fascinazione. Si chiedeva quando da un giorno all’altro le avrebbe trovate repellenti. Quando una ruga da strumento di fascino diventa indicatore di riserva, di benzina in esaurimento? Ed è solo la profondità nella pelle? Il mistero del suo volto continuava ad estasiarla. Intanto aveva pensato il nome giusto. Quella sera il nome giusto era Mario. Se lo sentiva. Da circa un mese si divertiva in questo gioco. Sceglieva a priori il nome dell’uomo giusto per la serata e si imponeva di non concedersi ad altri che a quel nome e al corpo che portava in consegna. Da circa un mese dunque falliva piacevolmente le promesse che si prefiggeva. Quella sera se lo sentiva, avrebbe trovato un Mario capace di farla divertire.
Finito allo specchio completò la vestizione con una giacca di pelle nera che le copriva a malapena la pancia, si diede un’ultima occhiata prima di uscire e si avviò alle scale. La primavera stava esplodendo e le strade erano piene di giovani trasportati come pollini dall’aria tiepida. Dopo due Andrea, un Marco, un Graziano e un Loris, si arrese al primo Riccardo che le capitò, ammaliata dal portamento un po’ sgraziato e dagli occhioni neri color caffè 100% miscela arabica. Si fece condurre da Riccardo in un posto fresco, così le disse. Dopo aver armeggiato un po’ con degli strumenti che lei non aveva mai veduto, Riccardo riuscì ad aprire la saracinesca e la porta della vecchia macelleria di via Mezzofanti. Si distesero sui banchi gelidi e fu presa tra quarti di bue ancora freschi e costicce gia pronte per il giorno dopo. Per essere un Riccardo se la cavava bene pensò. I fanali delle macchine in strada illuminavano di tanto in tanto la scena. Mentre si stava rivestendo sentì quello strano formicolio, forse svenne. Non riuscì mai a capire probabilmente di essere stata sventrata e appesa alla parete come un quarto di bue gocciolante. L’unica cosa che riusci a pensare fu. “Riccardo non è proprio il nome giusto”.

lunedì 1 ottobre 2007

La preghiera del macrobiotico

Cibo nostro che sei nei piatti
sia santificato il tuo inodore e il tuo
insapore
venga il tuo ritegno
e sia fatta la giusta quantita'
come in
vitro cosi in serra,
dacci oggi il nostro miso quotidiano
e rimetti a
noi i nostri sorbetti
come noi li rimettiamo ai nostri detrattori
e non
ci indurre indigestione
ma liberaci dal sale
amen(o che.......)

Paolo Vachino